sabato 29 settembre 2012

Parco Naturale Prealpi Giulie




Mi è capitato diverse volte di sentir parlare dell’esistenza di un parco naturale nella zona del Canal del Ferro-Val Resia e ho spesso visto durante alcune mie  escursioni in MTB dei cartelli riportanti illustrazioni e descrizioni su flora, fauna, morfologia, geologia e storia del parco aventi il marchio “Parco Naturale delle Prealpi Giulie”; forse per la foga di arrivare in cima e godermi la meritata discesa e l’assenza di cartelli di divieto per le bici  non ho mai approfondito l’argomento, fino a qualche giorno fa, quando ho avuto modo di conoscere lo Staff della sede principale del Parco Naturale con sede a Prato di Resia.



CENTRO VISITE DI RESIA

Piazza del Tiglio, 3 – 33010 Resia (UD)
tel. 0433 53534 – fax 0433 53129
e.mail: info@parcoprealpigiulie.it






Durante la mia visita ho potuto conoscere chi veramente si è preso a cuore questo ritaglio di terra, chi ci lavora, ci crede e lo conserva mettendolo a disposizioni di tutti.
Nel parco le MTB non sono bandite (per ora!) raccomando quindi a tutti i cicloescursionisti il rispetto per il territorio, evitando di lasciare qualsiasi segno di passaggio, attenzione inoltre,  a non raccogliere alcun tipo di pianta o fiore e a non spaventare gli animali che ci vivono (NOI SIAMO OSPITI!!!)

Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie raccoglie al suo interno svariati itinerari percorribili in MTB caratterizzati da diversi gradi di difficoltà che vanno dal biker professionista ed amante dei single track a colui che vuole conoscere la Riserva, le tradizioni e i sapori con il mezzo più ecologico al mondo…



Devis






Tratto dal sito http://www.parcoprealpigiulie.it su gentile concessione della Direzione del  Parco

Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie è stato istituito nel 1996 e si estende su poco meno di 100 km2compresi nel territorio dei comuni di Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone in provincia di Udine. Include le parti più elevate delle catene del Monte Plauris (m 1958), dei Monti Musi (m 1869) e del Monte Canin (m 2587), scendendo di quota solo in corrispondenza della frazione di Povici a Resiutta e nella Valle del Torrente Mea a Lusevera. La specificità della zona è determinata dal contatto di tre aree biogeografiche diverse, mediterranea, illirica ed alpina, che concorrono a determinare una straordinaria biodiversità.



La sede del parco si trova a Prato di Resia, in un edificio che costituisce uno splendido balcone panoramico sui Monti Musi e sul Monte Canin che circondano maestosi la vallata; ospita gli uffici, una foresteria ed il centro visite. Gli allestimenti espositivi riproducono i diversi ambienti naturali (il fiume, il sottobosco, la prateria e la montagna) arricchiti da reperti geologici, la saletta audiovisivi, un plastico che riproduce il territorio dell'area protetta, il laboratorio didattico attrezzato per svolgere ricerche, esperimenti ed attività.

Link alla Carta turistica



 



LA STORIA

Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie ed il suo Ente gestore sono stati istituiti il 30.09.1996 dalla L.r. 42.
Questo però è stato solo l’ultimo atto di un cammino durato oltre due decenni. Di un’area protetta nelle Prealpi Giulie si è infatti iniziato a parlare negli anni ’70 ed il primo riscontro concreto può essere trovato nel Piano Urbanistico Regionale Generale del 1978 quando viene identificata e cartografata un’ampia zona compresa fra Gemona del Friuli, Taipana e la Val Resia destinata ad ospitare uno dei più grandi parchi regionali (il Piano ne prevedeva ben 11).
Negli anni ’80 il dibattito nell’intera regione fra fautori ed oppositori dei parchi è molto acceso. Questo, nonostante l’approvazione nel 1983 della prima legge quadro regionale in materia, determina un complesso avvio nell’istituzione di aree protette e continui ritocchi dei perimetri proposti.






Il Parco delle Prealpi Giulie, sensibilmente ridotto rispetto alla sua iniziale dimensione, comincia ad operare verso la fine degli anni ’80 pur senza una formale istituzione. Viene in parte gestito da un Comitato di coordinamento fra cinque comuni (Chiusaforte, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone) che svolge attività di promozione, educazione ambientale e sistemazione di vecchie casere finalizzata all’accoglienza degli escursionisti.

Sono anni in cui si cerca ripetutamente di dotarsi di un Piano di Conservazione e Sviluppo senza peraltro mai approdare alla sua approvazione definitiva.

L’inizio degli anni ’90 vede riaccendersi il dibattito in regione sulle aree protette che porta nel 1996 all’approvazione di una nuova Legge denominata “Norme in materia di parchi e riserve naturali regionali”.

Tale provvedimento segna la definitiva nascita ed ufficializzazione del Parco con le caratteristiche che ancora oggi possiede prendendo atto dell’ingresso nel suo perimetro di una porzione di territorio del comune di Lusevera.

L’accordo di programma del 1999 fra la amministrazione regionale ed i 6 comuni interessati indica le linee guida per la programmazione dei primi anni di vita dell’Ente parco che da quel momento assume la piena operatività che gli consentirà di gestire tutte le attività ed iniziative che ancora caratterizzano l’area protetta.



Per approfondimenti consulta le pubblicazioni edite dal Parco.




COME ARRIVARE

In auto


Dalla autostrada A23 “Alpeadria” Palmanova-Tarvisio, uscita Gemona-Osoppo, si prosegue sulla S.S. n. 13 Pontebbana in direzione Tarvisio seguendo quindi le indicazioni locali o in direzione Tarcento-Alta Val Torre lungo la S.S. 646.



In autobus


L’area è servita dalle linee SAF autoservizi FVG

www.saf.ud.it



In treno


Dalle stazioni di Tarcento, Gemona del Friuli, Venzone e Carnia si prosegue per le diverse località con il servizio autobus di linea.

www.ferroviedellostato.it






lunedì 24 settembre 2012

Cavazzo-Avrint-M.te Bottai-la Forca-Pusea-Alz-Cavazzo




Genere: Allmountain
Distanza: 31 km
Dislivello salita: 1514mt
Pend. med. salita: 9,6%
Pend. med. discesa: -14,8%
Tempo percorrenza: 5.30 con soste
Difficoltà salita: media, tratti a spinta molto impegnativi
Difficoltà discesa: single track a tratti molto impegnativo


Itinerario che si sviluppa ad anello sui monti di Verzegnis, partenza e arrivo a Cavazzo Carnico.
Con questa escursione è possibile assaporare il vero e proprio selvaggio, il monte Bottai, pur essendo a portata d’occhio (crestone che sovrasta Cavazzo Carnico e Verzegnis) rimane uno dei rilievi più panoramici sulla val Tagliamento.
Il sentiero (CAI 811) molto ripido e a tratti incerto non agevola la risalita ai comuni mortali, in bicicletta poi… è una tortura, ma dallo spartiacque lo spaziare sul Tolmezzino e sull’opposta Val D’Arzino non ha eguali.
La discesa, CAI 827 de La Forca, una traccia che consiglio a tutti gli appassionati di allmountain, completamente in sottobosco di faggio, molto veloce e tecnica al punto giusto.
In fine, il consueto m.te Alz per un rientro mozzafiato!!! Sempre più tecnico, purtroppo il passare delle moto lo stà rendendo sempre più scavato e ravanoso.



Si parcheggia l’auto come di consueto nel parcheggio antistante il campo sportivo di Cavazzo Carnico e si inizia a pedalare in piano sulla regionale 52 alla volta di Verzegnis, che raggiungeremo svoltando a sinistra prima del ponte “Avons” km 4,27.
Raggiunta la frazione “Chiaulis” al km 6,26 si svolta a sinistra e mantenendo la strada principale si prosegue alla volta di Intissans e poi Chiaicis.
Presso la piazzetta della frazione “Chiaicis”, al bivio posto al km 9,10, sarà necessario prendere a sinistra la laterale che porta al lago, il quale si raggiunge con una panoramica picchiata.


Consiglio una pausa sul ponte che attraversa il lago con l’imponente monte Amariana che spunta sullo sfondo, prima di dover affrontare un vero e proprio gran premio della montagna!.
Alla fine del ponte svoltare a destra e proseguire in falsopiano, prima su asfalto, poi su un fondo sterrato.
Al km 10,23 ha inizio il vero e proprio GPM, tutto su asfalto, con dei tratti molto impegnativi dati dalla generosa pendenza.
Dopo un estenuante salita, si confluisce in località “Dueibis”, crocevia di vari itinerari già descritti nel blog, al trivio proseguire dritti in discesa seguendo l’indicazione “Pusea”, porre molta attenzione ad un tornante (km 11,60) dove bisognerà lasciare l’asfalto svoltando a destra su una mulattiera, mantenersi sempre sulla traccia principale fino a raggiungere la località “Sonsaras” dov’è presente una costruzione rurale, anche a questo bivio mantenere la destra in salita e addentrandoci in un bosco di faggio si andrà verso la località “Fuignis”.


Al km 12,96 presso un bivio, svoltare a sinistra in salita fino a confluire sulla regionale per la Val D’Arzino, una volta raggiunto l’asfalto continuare a sinistra in salita verso Sella Chianzutan.
Durante l’avvicinamento all’Avrint c’è la possibilità di fare rifornimento d’acqua al km 13,88, dove c’è una fontana con la freschissima “acqua di Pedaia” e uno spiazzo per una breve pausa.
Si percorrono due tornanti in salita, al secondo si biforca a sinistra una laterale in discesa con un’indicazione in legno “Avrint”, con un primo tratto in discesa prende inizio l’ascesa verso la casera Avrint.
La carrareccia è in ottimo stato e a parte la prima parte dalla pendenza notevole, la restante è piacevole e mai impegnativa.
Bisogna fare attenzione a rimanere sulla strada principale e non deviare a nessuna laterale sinistra, strade che terminano poco dopo, usate per opere forestali.


La maggior parte della salita è in un bellissimo bosco di faggio (Bosco Faeit), fresco e ombreggiato anche nei mesi più caldi.
Al km 17 la vegetazione si dirada, lasciando intravedere un anteprima del magnifico panorama sulla val Tagliamento, poco dopo, si prosegue in leggero piano e al bivio prendere a destra su un piccolo tratto sconnesso, siamo in casera Avrint, ora una pausa ristoratrice è d’obbligo.
Fra la legnaia e la casera (scalinata in pietra) ci si incammina con bici alla mano sul sentiero che seguiremo fino alla cresta ovest del Bottai.


Si prende quota rapidamente e zigzagando il panorama e l’Avrint scompaiono fra le fronde dei faggi.
La traccia sulla parte centrale è molto ripida, con fondo umido anche molto scivolosa, porre attenzione nei propri passi in quanto il dirupo sottostante è molto profondo.
Giunti a quota 1400mt, su un prato è possibile rinvenire un rudere di una casera, vi è traccia di antichi pascoli, lo spaziare sulla vallata sottostante e sul lago di Verzegnis fa riprendere le forze.


In cresta il “Cuel Ribous” (1330mt) e l’ancor più imponente Piciat (1617mt) ci sono di fronte, la verdeggiante “Cuesta Ragoneit” e il grigio “Gravon dal Piciat” alla nostra destra; poco sotto, malga Armentaria e con cielo sereno è possibile ammirare il luccichio del mare.
Con casco e protezioni si inizia a scendere verso La Forca (1257mt) su insidiosa traccia erbosa, porre molta attenzione perché una caduta può essere fatale.


Al trivio posto sulla selletta il sentiero CAI 811 prosegue a destra verso gli stavoli Palàr, a sinistra l’attacco del CAI 827, da qui è consigliata una visita al “bivacco Carcadè” distante pochi metri e visibile dalla Forca.
La discesa sul CAI 827 è proprio fantastica, non eccessivamente tecnica se non per alcuni stretti tornanti, consiglio una bici full ma è fattibilissimo con una front, da percorrere tutta d’un fiato.


Arrivati alla rotabile su cui termina il sentiero, bisogna preparare le gambe per l’ennesimo strappo svoltando a sinistra fino alla borgata Pusea.
Arrivati sui prati della solitaria borgata, si prosegue seguendo la carrareccia fino alla strada asfaltata e una fontana sulla sinistra.
A questo punto è possibile terminare l’escursione prendendo in salita a sinistra fino al quadrivio percorso all’inizio (Dueibis km 11,21) poi ridiscendere al lago e ripercorrere al contrario il tragitto.
Essendo fans di “only the brave” per questa volta andremo a destra, ripercorrendo una traccia già nota ai lettori.
Su mulattiera dal fondo compatto e scorrevole si sale agevolmente verso il monte Alz, dove, dopo il pianoro  su un tornante sinistro c’è la seconda via di fuga per chi non ce la fà più… prendendo a destra si può scendere alla volta della trattoria “Al Pescatore” di Cavazzo e chiudere l’itinerario.
Ma i fan del club “only the brave” non mollano e al tornante si opta per salire a sinistra alla volta della località “Taulìs”.
Al km 24,45 si incontra il famoso quadrivio da cui partono varie tracce già descritte nel blog, per questa occasione proseguiamo dritti sulla principale.
La mulattiera sale con tratti impegnativi e dei tornanti, ad un tratto si trasforma in single track pedalabile.



Si arriva ad un bivio (opere militari) dove proprio alla loro confluenza si stacca una traccia a sinistra da fare per qualche metro a piedi. (segnali azzurri con frecce sugli alberi).
Arrivati ad un pianoro seguire sempre le visibilissime segnalazioni azzurre sugli alberi fino ad incrociare una traccia ben marcata dalle moto, a questa scendere a destra.


Da qui seguire la traccia principale facendo attenzione che all’unico bivio dovremo mantenere la destra.
La traccia è molto veloce con qualche tratto tecnico ma non impegnativo, verso la fine un passaggio fra le rocce ci impone di portare la bici per una decina di metri.
Si attraversa un esile ruscello e si riprende a salire per una quindicina di metri fino alla strada asfaltata di “Douz”.


A questo punto è veramente finita… è più che “only the brave” siamo… bulo’s & bascta!!!!
Si scende fino a valle incrociando la strada comunale di Val che conduce “Al Pescatore” e svoltando a sinistra ci dirigeremo al campo sportivo, andando così a concludere questa magnifica raidata.


Devis Deotto


Chiunque decida di affrontare gli itinerari da me proposti si assume tutte le responsabilità per i rischi ed i pericoli a cui può andare incontro. Il creatore del blog non può infatti garantire la piena percorribilità degli stessi e non si prende alcuna responsabilità di tipo civile o penale in caso di danni e/o infortuni occorsi a discapito di chiunque.

lunedì 17 settembre 2012

L’anello della Grande Guerra in Val Alba



Ancora adesso rivivo nella mia mente le emozioni, la fatica e lo stupore di questo estremo tour in bici.
Val Alba, questa terra così affascinante e selvaggia,  luoghi dove ancora oggi si può vedere la minuziosa opera dell’uomo, precisamente di una “razza” chiamata  Alpini, il duro lavoro, la maggior parte al freddo e con pochi mezzi, ora purtroppo tutto abbandonato a se stesso e in preda alla corrosione del tempo…

Questo non è il solito post dove descrivo tempi, altitudini, bivi ecc ecc ma un racconto di una magnifica esperienza, tratta da uno “sfizio” di noi 5 bikers, perché no… un po’ pazzoidi, che un sabato mattina di settembre sono partiti dalla piazza di Dordolla… in mountain bike!!!


Alessandro
Devis
Giuliano
Renato
Tiziano

Tre sintetici commenti prima di iniziare…


GIULIANO:

Non so quante volte guardando il Cjavalz ho provato ad immaginare cosa si poteva provare ad essere lassù ammirare la Val Alba e tutto quello che i miei occhi potevano ammirare... E stata una Gran Faticata arrivare su quella forca,,,,ma poi davanti a te un traverso con panoramica infinita...ti giri ... e alle tue spalle ammiri il sentiero che si inerpica tra le rocce....le nostre facce stanche ma fiere di essere arrivati li ,,,,,e poi... protezioni..casco...spompatina alle gomme e giu fino al Bivacco Bianchi....(c...zzo che tardi devo essere a casa per le 14:00) e giu fino al torrente Alba... qui vi ho abbandonato lo so...ma non potevo deludere la mia bambina e saltare la sua festa di compleanno.... ecco questa in breve e stata la mi prima volta lassù , su quella montagna che fin da piccolo ammiravo da casa mia... Un GRAZIE A DEVIS , TIZIANO , RENATO e ALESSANDRO per questa Fantastica ESPERIENZA!!!!!!



ALESSANDRO:

Alla fine c'ero anche io... con altri 4 bravi boy scout!
Giro di livello straordinario e di rara durezza: tempo stupendo, aria tersa, paesaggi sconvolgenti. Salite terrificanti, traverso lunghissimo e molto impegnativo, discese toste il giusto, finale in crescendo fino a Dordolla. Dire che abbiamo fatto 25km e 1.750mt di dislivello è una sintesi molto riduttiva.
Non ho la forza di postare foto, ma Gnau potrà attingere dal suo giga e mezzo di scatti...



DEVIS:

tour da ricordare e rifare, scorci di luoghi inesplorati che rimangono impressi nella mente, nell'anima e...nel fisico per alcuni giorni.
una delle escursioni più dure che abbia fatto e che più a lungo ricorderò.
ottima la compagnia di Renato,Alessandro,Tiziano e Giuliano...essenziale il continuo supporto morale che ci siamo scambiati...
fatica e in certi momenti,perché no, rabbia lungo il traverso roccioso, ma nel complesso...appagato e felice per questa bellissima esperienza.
grazie a tutti!






Non me la sento di consigliare un giro simile in bicicletta se non ai più sfegatati, appassionati e non troppo giusti con la bussola in quanto richiede, oltre che un ottima preparazione e resistenza fisica, una buona confidenza con l’esposto, a volte friabile e scivoloso, il più delle volte da affrontare con la bici in spalla e di conseguenza con una sola mano.
Siamo partiti dalla graziosa piazzetta di Dordolla, una decina di gradi sopra lo zero, il sole non c’è ancora ma c’è un bellissimo cielo azzurro…
Le bellissime calle della piccola frazione ci dirigono al sentierino che punta sul “Riu di Val” dove una sorpresa ci attende, manca il ponte e bisogna guadare…





Virgulins, una verdeggiante località che attraversiamo su asfalto andando a dirigerci verso Riulade, alla nostra destra il monte di Monticello, si sale con pendenza decisa ma non impossibile fino allo spiazzo da cui si stacca un sentierino che porta al rifugio Vualt.
Il sentiero inizia pianeggiante in una fantastica faggeta, incontriamo degli escursionisti a piedi, al sentire la nostra destinazione si lanciano in una risata ( li incontreremo poi a missione compiuta… e a quel punto abbiamo riso noi!!!!).
Iniziamo “lo spingin bike” (così lo ha intitolato Giuliano) attività che praticheremo per qualche ora fino al punto più alto dell’escursione.



Fra una battuta e l’altra, uno sguardo al fantastico scenario che si apre dinanzi ai nostri occhi guadagnamo rapidamente quota fino al bivio “Forcella Forchiadice”, un “simpatico” cartello CAI indica la nostra meta a 3 ore… ci guardiamo negli occhi e sghignazzando pensiamo ad un errore nella stampa del cartello…
Un susseguirsi di diapositive magnifiche davanti ai miei occhi, panorami mai visti, non ci posso credere che la Val Alba  racchiuda tutto questo…


La vegetazione si dirada sempre più, la grigia e compatta roccia prende il sopravvento, la traccia ora esile e molto stretta impenna, una piccola pausa e si riprende a salire fra massicciate in pietra e passerelle.




Cima della vacca, non immagino come l’uomo al tempo della grande guerra sia stato in grado di costruire un opera militare e delle gallerie in questi luoghi, purtroppo al giorno d’oggi non si pensa alla fatica costata ai nostri avi e dimenticando, il tempo piano piano porta con sé ogni testimonianza.


Lasciamo le bici e saliamo a piedi in cresta, una vista aerea ci lascia senza parole… altrettanto senza parole ci lascia lo sguardo sul prosequio del nostro percorso…


Ora si scende, per qualche metro finalmente in sella, single track sassoso, esposto e adrenalinico; fino ad un ennesima costruzione militare, dove la traccia decolla a tutti gli effetti…
L’ascesa al monte Chiavals è veramente tosta, l’aggiunta della bici, dello zaino e del casco rende il tutto ancora più difficile, un cordino di sicurezza a cui aggrapparsi fa veramente comodo…


Silenzio… la fatica ci toglie la parola, si sale ancora e poi ancora… con la scusa delle foto mi fermo a prender fiato; è proprio dura…
Alzo lo sguardo, in alto la sagoma di Renato “a mò di Rocky Balboa” segnala che la cima è conquistata… con tono sbarbatellesco canterino pronuncia : << e io sono quassuuu e tu noooooo>>, fortuna per lui che non sono dotato di fionda di precisione o  non ci sarebbe stata l’ebbrezza della discesa in bici ma con l’elicottero del 118!!!


Arrivo sulla piccola selletta, la vallata del versante opposto si apre con un magnifico traverso; ancora qualche foto, uno spuntino veloce… casco, protezioni e giù verso il bivacco Bianchi.
Nella facile discesa erbosa si riprendono le forze in attesa del trialistico sentiero CAI 428.
Sul 428 si fa sul serio, i tornantini sono stretti e chi più chi meno ricorre al nose press, ci si addentra infine in  una faggeta dal fondo perfetto e veloce.


Aimè siamo da capo… ci troviamo sul rio Alba, oltrepassato il quale siamo al bivio superato in precedenza (vedi spinging bike), Giuliano purtroppo deve rientrare a casa e prende la via di sinistra in discesa… noi, come al solito in salita!!!
Fra i quattro superstiti cala il silenzio,  l’ideatore della risalita a spinta (io), me ne sto ben lontano da eventuali lapidazioni o qualsivoglia lancio di materiale contundente (porcini, manubri, navigatori ecc ecc) e con la scusa delle foto (stavolta in mezzo al bosco) lascio i tre prendere distanza.
Eccoci al rifugio Vualt… riempite le borracce, si riprende a ???????? SPINGEREEEEEEEE!!!!




Negli ultimi metri accuso uno strano sibilo alle orecchie… sarà la fatica, sarà qualcuno che mi pensa??? Ops!!! Altro che mi pensa qualcuno… quei tre mi stanno maldicendo in 7 lingue!!!
Forcella Vualt… fine delle operazioni belliche!!! Non si pokka più!!! Ora si scende… e fino a Dordolla!!!
Il sentiero non è proprio rilassante ma godurioso, tecnico e veloce.
Tanto per sfinire le braccia l’ultimo tratto è scalinato, le calle di Dordolla come una palla da flipper ci conducono trionfanti alla piazzetta del paese…
Nella speranza di aver reso piacevole la lettura (nel frattempo ho rivissuto la giornata) e virtualmente l’idea di quello che abbiamo passato… vi invito a risintonizzarvi su questo blog, ben presto ne vedrete delle belle!!!

Mandi e… simpri….

Bulo’s & Bascta!!!


Devis Deotto (alias Gnau)