martedì 22 novembre 2011

Anello del Monte Amariana

Un escursione da Bear Grills, definirei così questa selvaggia uscita dove potremo assaporare il solitario, l’estremo e ritornare indietro negli anni riscoprendo luoghi sconosciuti e poco raggiungibili.
Si tratta di una vera e propria “ravanata completa” composta da salite pedalabili al limite, discese su singletrack al 38% di pendenza, guadi su torrente, numerosi tratti con bici a spalla e tratti molto esposti.
Avrete già capito che si tratta di una gita da esperti (parlo se fatta in bici, il sentiero a piedi è già conosciuto), dovrete affrontare una parte dei 48 km nel nulla, anche perché il cellulare non ha segnale, quindi vi consiglio di avere al seguito l’ormai famoso GPS cartografico o una cartina (Tabacco 013-018) e di non avventurarvi in solitaria.
Oltre alle solite protezioni, qui è il caso di un bel casco integrale e un paraschiena… sempre se avete il coraggio di stare in sella… good luck!


In breve:


Cavazzo Carnico-Tolmezzo-Illegio-Pra di Lunge-Sella Dagna-st.li Planaz-st.li Da Pid Cueste-loc. Stavoli-st.li Pecol dai Stai-Campiolo-st.li Sachs-Amaro-Cavazzo Carnico.

Distanza 48 km
Dislivello 1200 mt
Quota Max 1076 mt
Pend. Max salita 35,8%
Pend. Max discesa -38,3%

Ps: tutte le distanze rilevate partono da Cavazzo Carnico.

Descrizione:


L’itinerario ripercorre una prima parte menzionata numerose volte sui passati post, cioè fino quasi a raggiungere Lunge, dove al km 18,56 quota 957 bisognerà lasciare la strada principale svoltando a destra in salita su una sterrata molto agevole dal fondo perfetto.
Arrivando ad un pianoro potremo goderci un magnifico panorama sulla vallata sottostante e spaziare fino al cubo del m.te Zoncolan, mentre giunti al km 21,81 quota 1041 troveremo sulla destra le indicazioni CAI per Stavoli, il sentiero arrivando da sotto la sterrata l’attraversa e riparte sopra di essa, prenderemo la traccia in salita a sinistra.


Bici in spalla per qualche centinaio di metri fino a trovare un vecchio cartello in legno CAI, a questo punto bisogna fare molta attenzione a mantenere la traccia di sinistra e non deviare su quella di destra probabilmente usata da cacciatori, la quale termina ad un dirupo dopo circa 200mt.

 
La traccia è percorribile in sella quasi completamente, questo primo tratto non è ne impegnativo ne esposto.
Man mano che si scende la traccia diventa tecnica e molto sassosa che mista a foglie è da consigliarsi ai soli esperti fino ad arrivare ai ruderi degli stavoli Planaz, poco dopo, al km 24,20 , dovremo guadare il torrente Variola (attenzione non ci sono ponti e i sassi sono scivolosi).


Si riprende in un magnifico bosco costeggiato dal torrente in un piacevole saliscendi, fino ad arrivare alle pareti rocciose e sgretolate delle Masselle Picciule dove in molti tratti il sentiero è stato deviato causa l’erosione, fate molta attenzione questa parte è molto esposta ed è facile scivolare!!!

 
Dopo un tratto obbligato a piedi saremo alle pendici del m.te Glubiton dove finalmente troveremo una qualche traccia umana e con una scalinata in pietra risalente al 1700 ci dirigeremo verso Stavoli.

 
Alla vista delle prime costruzioni vi consiglio di fare una breve sosta sotto un faggio secolare (il faggio più grande e vecchio di Moggio mi dice Bepi che è del posto).
Di fronte inoltre c’è ancora il lavatoio usato al tempo dagli abitanti di Stavoli (ci vivevano 200 famiglie) per lavare i panni, solo l’idea di metterci le mani in quell’acqua gelida metti i brividi.

 
Ripartiamo, pian piano ci addentriamo nella piccola località disabitata, qui il tempo sembra essersi fermato, tutti in silenzio, in fila, quasi per paura di rovinare il sovrano silenzio, dedalo in queste “calle” in un clima surreale… è una sensazione indescrivibile.

 
Fra le strette viuzze rinchiuse fra altissime case unite una all’altra siamo prossimi ad una “piazzetta” dove il nostro Bepi ci accoglie nella sua magnifica casetta del 1700.
Una breve tappa mangereccia vicino ad un focolare, un piatto di pasta, una birra e un allegra combriccola… sono al settimo cielo…
Si discute scherzosamente del percorso fatto, dell’ atterraggio che stavolta è toccato a me…bellissimo.
Ripartiamo per la parte finale della giornata, fa freddo e il sole se ne sta andando, poche centinaia di metri fuori dal paesino e Bepi a gran voce…”ecco ora divertiti!!! Questo è il regalo per te!!!”
Credevo di aver finito con il tecnico, ma da qui in poi, credetemi, è assai estremo!!!

 
Al km 29,74 inizia una ripida e sassosa discesa a gradini, la gente che sale a piedi si ferma sbalordita vedendoci scendere in sella, ma l’adrenalina sale e ci permette di osare oltre il limite.
La traccia si mantiene costantemente impegnativa non permettendo errori fino all’attraversamento di un ponte costruito su uno strapiombo da brivido.
La stremante discesa termina al km 30,62 dove su un ponte in ferro attraverseremo il torrente Glagno.

 
Ci troviamo sempre sul sentiero CAI 417 che oramai ci accompagna da Sella Dagna ora divenuto prevalentemente ghiaioso e scorrevole, a questo punto (km 31,45 quota 364) scorgiamo il tunnel della ferrovia e su una scala in ferro percorriamo un tratto sopra un ruscello seguito da un sotto passaggio.
Un ultima salita fogliosa ci porta in fine alle prime case di Campiolo, dove, attraverso una stretta via scalinata fra le case, ci troveremo su asfalto dov’è presente la tabella CAI indicante “Illegio 5.00 ore”
Percorreremo l’asfaltata in discesa fino al bivio (km 32,8) dove svolteremo a destra.
Al km 33,50 inizieremo la sterrata che ci condurrà attraverso qualche galleria a confluire sulla statale 52 per Amaro, da qui su asfalto si chiude l’anello rientrando al punto di partenza.


Devis Deotto.


Chiunque decida di affrontare gli itinerari da me proposti si assume tutte le responsabilità per i rischi ed i pericoli a cui può andare incontro. Il creatore del blog non può infatti garantire la piena percorribilità degli stessi e non si prende alcuna responsabilità di tipo civile o penale in caso di danni e/o infortuni occorsi a discapito di chiunque.

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